“Per certi viaggi non si parte
mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima. Quindici anni fa
stavo tranquillo sul treno della vita, comodo, con i miei cari, le cose che
conoscevo. All'improvviso Andrea mi scuote, mi rovescia le tasche, cambia le
serrature delle porte. Tutto si confonde. Sono bastate poche parole: “Suo
figlio probabilmente è autistico”. [Dal libro “Se ti abbraccio, non avere
paura”]
Andrea soffre di autismo; egli non rappresenta tutti i ragazzi autistici del mondo, bensì una minima parte di coloro che appartengono allo “spettro autistico”. Egli ricerca a modo suo il contatto con gli altri, nonostante viva nel suo mondo e abbia un modo tutto suo di esternare le emozioni, di conseguenza incontra numerose difficoltà. Citando Andrea “Mondo parallelo è autismo, devo imparare da terrestri.”
Ciò che rende unica la storia di Andrea da quella di tanti altri è l’approccio che ebbe il padre, a cui era stato detto che il figlio sarebbe dovuto crescere in un mondo con delle regole ben precise e spazi delineati per evitare imprevisti: nel 2012 decise di intraprendere con lui un viaggio di tre mesi in Harley Davidson attraverso l’America; la loro storia è narrata nel libro di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non avere paura”.
Andrea Antonello, oggi
ventitreenne, ma diciottenne all’epoca dei fatti narrati, ama abbracciare le
persone. Ancor di più ama toccare la pancia anche di chi non conosce. È il suo
modo di prendere contatto con la realtà, di mostrare un’apertura verso
qualcuno. Quand’era più piccolo, i suoi genitori – preoccupati dei rifiuti che
avrebbe potuto subire da persone spaventate da tanto calore umano – decisero di
fargli indossare alcune magliette con su stampata la frase in questione, per
avvertire le persone di non spaventarsi. Ed è proprio questa una delle sue
caratteristiche che hanno fatto “rumore” in una parte del mondo della disabilità e che – visto l’enorme successo del libro – l'autore ha sentito il bisogno di fare delle
precisazioni relative al concetto di autismo.Andrea soffre di autismo; egli non rappresenta tutti i ragazzi autistici del mondo, bensì una minima parte di coloro che appartengono allo “spettro autistico”. Egli ricerca a modo suo il contatto con gli altri, nonostante viva nel suo mondo e abbia un modo tutto suo di esternare le emozioni, di conseguenza incontra numerose difficoltà. Citando Andrea “Mondo parallelo è autismo, devo imparare da terrestri.”
Ciò che rende unica la storia di Andrea da quella di tanti altri è l’approccio che ebbe il padre, a cui era stato detto che il figlio sarebbe dovuto crescere in un mondo con delle regole ben precise e spazi delineati per evitare imprevisti: nel 2012 decise di intraprendere con lui un viaggio di tre mesi in Harley Davidson attraverso l’America; la loro storia è narrata nel libro di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non avere paura”.
“Con il termine autismo si fa
riferimento a una gamma molto vasta di diagnosi, per cui dentro ci stanno casi
più lievi come quello di Andrea e casi più gravi. Noi non abbiamo scritto che
l’autismo è solo quello di Andrea, abbiamo soltanto raccontato la storia del
suo viaggio. Va bene precisare che esistono casi più gravi, se l’obiettivo è
quello di far sapere alle persone che la parola autismo si riferisce a uno
spettro ampio di casi, però una volta fatta questa precisazione, mi sembra che
non sia stato fatto alcun danno dalla nostra operazione di comunicazione. A
volte, dalle mie esperienze personali con la disabilità a scuola, ad esempio,
percepisco che la stessa è fortemente connessa con la sofferenza, e pare che se
non si soffre non si ha veramente a che fare con la disabilità.”
La sofferenza e le difficoltà
però ci sono sempre, e Franco ammette di aver fatto fatica ad accettare la
condizione del figlio, mentre la moglie Bianca è sempre stata un passo avanti
rispetto a lui, sia nell’elaborazione che nell’azione. Il caso di Andrea è uno
come tanti (si stima che per ogni 200 bambini in Italia 1 soffra di autismo),
ma ciò che lo differenzia è come hanno combattuto e combattono tutt’ora i suoi
genitori, non solo per lui, ma anche per promuovere la sensibilizzazione verso
i disturbi dello spettro autistico e aiutare l’intervento. Hanno infatti
fondato l’associazione “i bambini delle fate”, una realtà senza scopo di lucro
che finanzia progetti sociali, gestiti da associazioni di genitori, enti o
strutture ospedaliere, rivolti a bambini e ragazzi con autismo e disabilità ( http://www.ibambinidellefate.it/ ).
Cari lettori, con questa piccolo
messaggio di positività vi diamo il benvenuto sul nostro blog; attraverso
quest’ultimo esporremo diversi temi riguardanti l’autismo che spesso non vengono
trattati e cercheremo di rendere il più chiaro possibile come funziona la mente
di un bambino autistico, le difficoltà che si incontrano e le nuove tecnologie
sviluppate per favorire la loro integrazione e facilitare la comunicazione.
Buona lettura!
La storia di Andrea: https://www.youtube.com/watch?v=r7nKm0B-x18
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